Bed-In come forma di protesta, l’esempio di John Lennon e Yoko Ono

Imagine there’s no heaven
It’s easy if you try
No hell below us
Above us, only sky

John Lennon scrisse questo testo diventato poi leggenda nel 1971, negli anni in cui infuriava la guerra in Vietnam, con la speranza di trasmettere un messaggio di pace.

Un paio di anni prima, nel 1969, iniziava una forma di protesta pacifica proprio contro quella guerra.

Cosa è successo? John Lennon e Yōko Ono (sì quella che ha “fatto sciogliere i Beatles”) decisero di provare una nuova forma di protesta che rispecchiasse i loro animi pacifici: per due settimane tennero un “Bed-In” (ironica storpiatura del “sit-in”) prima ad Amsterdam e poi a Montréal.

John e Yoko si sarebbero dovuti sposare il 20 marzo del ’69 (il 30 gennaio di quell’anno c’era stata la famosa l’esibizione dei Beatles sul tetto dell’Apple, ultimo concerto del gruppo), ben consapevoli che il loro matrimonio sarebbe stato un evento mediatico decisero di usare questa pubblicità per lanciare un messaggio di pace. Trascorsero la loro luna di miele tra il 25 e il 31 marzo nella suite di un famoso Hotel (l’Hilton, sì come Paris Hilton).

Nello stile che li ha caratterizzati come coppia, prepararono per la stampa una scena inaspettata: probabilmente i partecipanti all’evento si aspettavano di trovare la coppia impegnata in un amplesso pubblico, ma li videro invece in pigiama, che parlavano di amore e di pace, circondati da cartelli alle pareti con scritte come “Hair Peace” (Pace dei capelli) e “Bed Peace” (Pace a letto).

La formula ebbe successo e la coppia decise di riproporre il loro Bed-in al Queen Elizabeth hotel a Montréal dal 26 maggio al 2 giugno 1969. Come nel primo esempio la coppia rimase a letto per un’intera settimana, invitando giornalisti e amici a dibattere su temi legati al conflitto e alla pace nel mondo. In questa circostanza inoltre fu registrata la celebre canzone diventata simbolo della lotta alla guerra, Give Peace a Chance.

Nel 2019, per festeggiare il 50esimo anniversario dal “bed-in”, il Queen Elizabeth hotel ha trasformato la propria hall in una esposizione, con testimonianze da Give Peace a Chance: John e Yoko’s Bed-in for Peace, una compilation di Joan Athey e gli scatti di Gerry Deiter, fotoreporter che ha documentato l’intero evento per la rivista Life.

Questa formula di protesta pacifica piacque molto all’opinione pubblica dell’epoca e successivamente, tante furono le riprese e le ispirazioni: i Bed-In di John & Yoko sono citati per esempio nella canzone Don’t Look Back in Anger degli Oasis, inclusa nel loro album (What’s the Story) Morning Glory? del 1995: «I’m gonna start a revolution from my bed / ‘Cause you said the brains I had went to my head».

Anche i nostri Articolo 31 (che ci mancano tantissimo) citarono in maniera ironica la protesta Lennon-Ono: nel brano Gigugin dell’album Così com’è (1996) J-AX canta «Gigugin, ti porterei ogni sera a cena da Chez Maxime, e al Drive In in limousine, come John Lennon farei un bed-in, Gigugin, come Dean Martin gingo-gingolin!».

Negli anni in cui i Green Day terminavano l’American Idiot World Tour, il cantante Billie Joe Armstrong insieme alla moglie Adrienne, si prestarono a un Bed-In restando a letto con un poster sopra le loro teste con scritto “Fate l’amore non fate la guerra” in spagnolo.

E addirittura, il 13 settembre 2018, fu proprio Yoko Ono a ricreare il famoso bed-in, davanti al Municipio di New York, insieme all’ex Beatle Ringo Starr e al famoso attore Jeff Bridges.

La domanda che noi Teste d’uovo oggi ci poniamo è: una scelta di protesta pacifica come quella messa in atto da due promotori della pace come Lennon e Yoko Ono in un periodo in cui era in corso una delle più drammatiche e discutibili guerre della storia, quella del Vietnam, potrebbe suscitare lo stesso clamore e successo in un periodo storico come quello attuale? Anche prendendo in considerazione la situazione palestinese e le lotte del BLM?

Probabilmente no, gli anni Sessanta sono stati anni di cambiamenti e rivoluzioni, di lotte per la pace e l’affermazione di diritti. Lotte senza le quali oggi non avremmo quello che abbiamo, non la penseremmo come la pensiamo.

Oggi siamo forse troppo abituati a star bene, a non dover lottare per avere ciò che ci spetta. E forse ci servirebbero degli esempi del genere per poter scuotere i nostri animi.

Noemi Spasari